Il borgo e la Vicinia Grazzano

Borgo Grazzano (frl. Graçan o Griçan o Greçan), di origine tardoantica, costituì nel Basso Medioevo una delle ‘ville inferiori’ a sud del Castello di Udine, distinto in ‘borgo interno’ (Griçan di dentri, fra il Duomo e il Portone della terza cinta, all’inizio di v. C. Battisti), e in ‘borgo esterno’ (Griçan di fûr, fino alla Porta della quarta cerchia, in p.le Cella), attraversato dalla roggia che ne suggerì l’epiteto popolare di borc dai crotârs (‘borgo dei ranocchiai’); vi erano compresi anche due borghi minori, detti l’uno di Porta di Cussignacco, l’altro di Porta di Cisis (‘siepi’). Da Grazzano si diramavano a mezzogiorno la Contrade de Viqne (prossima al Convento di S. Francesco della Vigna) e altre popolose andronis (‘vicoli’).
Fuori le mura si apriva la campagna pertinente: a sud-ovest la taviele (lt. tabella) di S. Pietro, fin presso i casali di Sant’Osvaldo; a sud, invece, i prati demaniali di Tormenêt (it. Termenetto) e i coltivi estesi fino al Partidôr, in località infine detta Iervasute / Gervasutta.
Sotto l’aspetto amministrativo civile, fino alla dominazione francese, anche Grazzano costituì una ‘vicinia’ (frl. vicìnie, vicinât), istituto di ascendenza presumibilmente tardoantica, che – anche in Friuli – rappresentava l’identità storica e gli interessi di sopravvivenza degli insediamenti rurali: essa riuniva i capifamiglia e possedeva beni probabilmente in possesso dei ‘vicini’ già all’epoca romana, nonché proprietà di concessione feudale, o acquistate o donate. La vicinia peraltro – fino alla sua abolizione (inizio sec. XIX) – operò in stretto rapporto con la comunità cristiana locale, perpetuandosi infine come organo di elezione dei parroci (‘giuspatronato’) del borgo.

La chiesa e la Confraternita di S. Giorgio

I liberi abitatori della villa di Grazzano eressero nel 1321 una Confraternita nel nome di S. Giorgio (fradalia proborum virorum [ma comprendeva anche donne!] laboratorum terre de Greçano), la cui chiesa risulta documentata dal 1303; tuttavia l’intitolazione a S. Giorgio – anche in considerazione della prossimità con una chiesa di S. Maria Maddalena (sul sito dell’odierno Palazzo delle Poste) – rimanda con probabilità all’epoca longobarda, quando il Santo cavaliere espresse l’ideale del milite cristiano e la Maddalena quello monastico.
La cappella di S. Giorgio, dipendendo come le altre di Udine dalla Pieve di S. Maria Annunziata, ne fu però concessa nel 1367 all’Ordine di San Giovanni Gerosolimitano, che le costruì accanto “un ospitale per il ricovero e il ristoro dei poveri di Gesù Cristo”. La Confraternita di S. Giorgio e la Vicinia di Grazzano, abituate a disporre dell’edificio di culto a proprio esclusivo comodo, mal sopportarono la forzata convivenza con i frati Cavalieri, come pure la soggezione alla loro Commenda, che ne perpetuò i diritti sulla chiesa anche dopo la chiusura dell’ospitale, ai tempi della caduta del Friuli sotto il dominio veneto (1420): dai documenti dell’Archivio Parrocchiale risulta tuttavia che già dall’inizio del sec. XVI è ormai solo la Confraternita con la Vicinia a amministrare la chiesa di S. Giorgio e a eleggerne annualmente il cappellano, dimostrandosi quindi protagonista nella gestione pastorale e caritativa di Grazzano, fino a ottenere dai Patriarchi di Aquileia lo smembramento dalla Pieve di Udine e l’erezione della propria chiesa in Parrocchia indipendente – la prima di Udine – nel 1562.
Lascito tangibile dell’orgoglioso fervore di fede della Confraternita di S. Giorgio è la grande Pala del Patrono, commissionata al pittore Sebastiano Florigerio nel 1529, alla fine delle scorrerie turche in Friuli, e giudicata un capolavoro da Giorgio Vasari.
Durante i secoli XVII e XVIII la Parrocchia di San Giorgio ebbe peraltro uno straordinario incremento demografico: dalle 1.301 anime del borgo più 160 fuori la porta, nel 1680, passò infatti a complessive anime 2165 nel 1780, anno in cui gli abitanti di Udine ammontavano a 15.310. La fortissima predominanza del ceto popolare si combinava d’altronde ‑ secondo dati del 1770 ‑ alla più alta percentuale cittadina di “persone senza entrata e senza mestiere”: il parroco Girolamo Malossi (1769‑1806) poteva allora riferire “che il Comune di questa Parrocchia, perché è composto la maggior Parte da Poveri, è libero affatto da ogni corrisponsione verso il suo Parroco”, il quale perciò doveva vivere del “formento, e dinaro […] corrisposto dalli Rettori della Chiesa di S. Giorgio estrato dalla miserabile entrata della sopradetta Chiesa, non partecipandosi in detto Benefizio veruna sorte di Quartesi, Decime, Affitti, e Livelli”.