Carissimi Parrocchiani

Pubblicato giorno 14 settembre 2025 - Senza categoria

Carissimi Parrocchiani di san Giorgio,

                                                             sotto lo sguardo di Gesù e Maria, accompagnati dalla schiera dei santi, nostri intercessori presso Dio, mentre si aprono le porte di un nuovo anno pastorale, vi invito ad innalzare con me al Signore una preghiera di lode e di gratitudine per tutti i suoi benefici.

Per il contesto culturale che viviamo,  per lo stile di vita sempre più abbassato ad un puro bisogno materiale verso cui siamo come trascinati da un pensiero di omologazione negativa, dentro un orizzonte sempre più chiuso al trascendente inteso come realtà alta e divina, come cristiani non possiamo non sentire il bisogno di invocare la luce della Sapienza divina e la forza dello Spirito Santo per affrontare quella buona battaglia che ci vede araldi del Vangelo ed orgogliosi di essere tutti di Cristo e in Cristo un solo corpo, quello della santa Chiesa che ci ha generati alla vita cristiana.

Gesù Cristo è venuto nel mondo per rivelare che la religiosità non consiste nei sacrifici, ma nell’amare Dio e il prossimo. Il cristianesimo, poi, non è una religione, ma una fede, un avvenimento, un incontro, una persona Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo.

Oggi viviamo tante tensioni e chi ha un minimo di conoscenza della storia così come si intende, sa che non sono nuove. Nuova è l’ampiezza dell´attacco fornito quotidianamente da tante pubblicazioni, spesso molto  controverse e aggressive,  sui social; nuova, per un verso, la tendenza a costrursi una immagine fondata sui consensi e sui “like”; nuova la modalità di concepire la natura umana, sottoponendola a una continua dilatazione dei parametri dentro la catastrofica ideologia gender che mette ora piede anche nelle scuole, promossa di chi, in verità è nemico dell’uomo e della Verità rivelata da Dio.

Tutto è globalizzato e diluito. In questo senso anche la Chiesa e i cristiani corrono il rischio di cadere nella trappola di un pensiero così debole che cade nel soggettivismo puro, dimenticando che Gesù Cristo è la Verità. L’unica Verità per la quale troviamo senso e ragione della nostra vita, camminando verso l’eternità e la gioia del cielo. La verità del cristianesimo si concretizza e si concentra nella verità della figura di Cristo. Gesù di Nazaret continua a suscitare interesse e ammirazione, così come opposizione e divisione. Eppure la piena verità della sua realtà è diventata fragile ed evanescente, e per alcuni anche contraddittoria.

La risposta crescente e preoccupante di un «mondo senza Dio» appare  ragionevole a motivo dello scandalo causato dall’esperienza del silenzio di Dio di fronte alla sofferenza umana, alle catastrofi, ai mali che affliggono l’umanità che sembrano non aver fine… Questo scandalo, tuttavia, affinché non diventi motivo di negazione e persecuzione, può essere superato. A partire dalla situazione umana di indigenza, l’esperienza del silenzio di Dio può essere ammessa quando in essa si scopre un significato per l’uomo: proprio con il suo silenzio e nascondimento Dio ha creato uno spazio nel quale è possibile per l’uomo la realizzazione della sua libertà.

Se Dio fosse presente nella creazione mostrando un’infinita superiorità, non sarebbe possibile la libertà della creatura. Ma la libertà è il più grande bene che Dio ha creato, e Dio lo vuole conservare e rispettare in modo incondizionato, anche a costo dell’apparizione del peccato e del male. In questa altissima e sublime libertà di Dio per un lato  e libertà dell’uomo dall’altro, si inserisce la Verità di Gesù Cristo, vero Dio fattosi uomo, per condurre a se tutta la creazione.

In Cristo Dio rivela la sua verità, ma rispetta pienamente l’ambito di libertà dell’uomo. Offre segni sufficienti della sua verità e una salvezza definitiva, ma non li impone. Vuole la realizzazione umana nella libertà, e la rispetta anche a prezzo dell’opposizione e del rifiuto.

Secondo la Scrittura, così è l’evento di Cristo: l’esistenza divina, l’incarnazione, la predicazione, la guarigione di malati e la liberazione di indemoniati, il potere di dominare la natura e di risuscitare morti, la sua morte e la sua risurrezione, le testimonianze nella vita della Chiesa.

Ma l’argomento decisivo non sono le manifestazioni di un potere straordinario, bensì l’apparizione della forza di verità che nasce dal momento di massima debolezza: ha sperimentato una vera condizione umana, che si è realizzata fino a concludersi con la croce.

La morte in croce potrebbe essere considerata il fallimento dell’attività di Cristo, ma, in realtà, costituisce la conclusione positiva della sua missione: rivelare il Dio vero senza danneggiare la libertà umana, che è il bene più grande della creazione. Per questo la figura del Crocifisso, conclusione della realizzazione umana di Cristo, è il segno più potente della rivelazione di Dio nel mondo.

E’ la Croce la nostra speranza: Cristo è stato innalzato dalla stoltezza umana eppure in questa tragicità abissale, tutti noi veniamo innalzati, distaccati dalla terra del peccato per salire verso il cielo. La Croce è la sintesi dell’amore di Dio.

In esso Dio stesso, per mezzo di Gesù, ci chiama ad abitare; dentro l’amore che abbraccia l’intera creazione, ma che continua ad essere calpestato, deriso, ignorato e combattuto.

A Dio che continua donare se stesso nella sua Parola e nei Sacramenti della Chiesa, A Dio che non si stanca di rivolgerci la parola di Vita, a Lui volgiamo il nostro cuore, a Lui eleviamo il nostro canto per essere con Lui un cuor solo e un’anima sola contro ogni divisione e cattiveria che salgono dai cuori ribelli.

Rinnoviamo il nostro si al Signore, sapendo che senza di Lui il mondo cade in rovina, rinnoviamo il nostro si alla Vita che non muore e alla gioia di camminare dentro la Luce che fa nuove tutte le cose.

E mentre estendo di cuore un cordiale saluto,  invoco su tutti la benedizione celeste, in modo speciale per gli anziani, i malati e i piccoli.

Don Angelo